La tua casa è il tuo biglietto da visita
Racconta di te, di come ti gestisci nella routine quotidiana, quali bisogni hai fino ad ora soddisfatto, di quali esigenze sei portatore, quali sono le tue necessità, come organizzi le tue funzioni, … la tua personalità.
La casa ci protegge rispetto a quello che c’è fuori dal nostro mondo, ed è per questo che viene considerata spesso come un’estensione della nostra individualità.
Da anni frequento le abitazioni dei miei clienti, e spesso trovo tanta corrispondenza tra il loro mondo interno (la persona: emozioni, stati d’animo, abitudini, schemi di pensiero e schemi di azione) ed il loro mondo esterno (la casa: come è organizzato lo spazio, criteri di ordine – o di disordine, ancore del passato, previsioni per il futuro) … ma tutto questo è naturale perchè l’ambiente in cui viviamo racconta molto di noi e a sua volta influenza il nostro benessere psicfisico!.
Pensa che Sam Gosling, docente di psicologia dell’Università del Texas e fondatore della “Snoopologia” (= snoop, la scienza del ficcare il naso negli spazi altrui) , curiosando nelle stanze di 80 studenti del College ha raccolto per ciascuno elementi d’osservazione, che confrontati con i risultati di alcuni test di personalità (a loro somministrati) ne hanno confermato il profilo emerso: è possibile raccogliere una notevole quantità di informazioni su una persona, semplicemente osservando i suoi effetti personali collocati nel suo ambiente domestico / lavorativo.
Ma cosa ci comunica la nostra casa?
Gli oggetti che scegliamo, dove li disponiamo, come li esponiamo forniscono un quadro della nostra personalità molto più realistico, rispetto alle parole che usiamo per raccontarci. Gli arredi, la loro disposizione, il modo in cui ci permettono di rendere fruibili gli oggetti, i colori delle pareti, i materiali presenti … tutto parla della casa ma anche e soprattutto dell’identità di chi la abita.
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Ad esempio: un’abitazione in cui troviamo oggetti provenienti da diverse parti del mondo, oppure si collocano tanti libri, trasmette apertura, ma anche un legame verso le nuove esperienze, le altre culture, rivela che la persona ha viaggiato, che apprezza le diversità, … tutti tratti di una persona curiosa, che ha voglia di conoscere, confrontarsi.
Quando entriamo in case estremamente spoglie, o con pochi tratti caratterizzanti, possiamo dedurre che la persona è “in transito”, non ha ancora messo le radici, o allo stesso tempo può indicare che è caratterizzata da una certa chiusura, o non è più interessata a quell’ambiente. Spesso, in base alla mia esperienza, queste sono le abitazioni in cui di recente si è affrontata una separazione, una crisi di coppia e la casa si spoglia, diventa tutto indicazione di quel transito
In un’abitazione in cui lo spazio è saturo di oggetti, non ci sono spazi vuoti, spesso organizzati in modo confusionario può comunicare che la persona abbia difficoltà a lasciare andare, oppure abbia paura della solitudine, quasi come se il circondarsi di tante cose possa darle la sicurezza tanto ricercata.
Non ci sono certo delle regole universali sempre valide, ma allenarci a creare una correlazione tra la casa che vediamo e la persona che la abita ci aiuterà a formulare delle ipotesi sempre più raffinate su chi siamo, vogliamo essere, desideriamo diventare.
Ecco perchè la psicologia architettonica è uno strumento fondamentale per studiare come la casa, ed il suo contenuto può agevolare quel processo di ricerca, di presentazione, di unicità della nostra persona, ed allo stesso tempo aiutarci ad accogliere gli stimoli del nostro abitare per accrescere benessere psicoemotivo, in termini di fiducia, autostima e autorealizzazione.
Il vestito su misura
Progettare secondo i dettami della Psicologia Architettonica può essere paragonato ad un lavoro di alta sartoria: dove il sarto, dopo aver segnato tutte le misure, i punti di forza e di miglioramento, i tessuti, i materiali, lo stile, le esigenze, il portamento, le texture, i colori … costruisce il vestito su misura che si adatta perfettamente alla struttura del suo cliente.
Nella Psicologia Architettonica, il progetto non è un esercizio di stile, realizzato secondo i dettami delle mode o delle tendenze più in voga, ma è un abito che rispecchia l’ambiente (lo spazio abitativo, gli elementi d’arredo esistenti, l’illuminazione, gli elementi che lo caratterizzano) ma soprattutto la persona (i suoi gusti, le sue preferenze, le sue abitudini ed esigenze di vita). Il progetto realizzato è una fotografia dello spazio privato della persona, in cui trova un nuovo processo di identificazione con le vicissitudini della vita che sta affrontando … pensate a come cambia un’abitazione in seguito ad un evento come la separazione, il lutto o la nuova nascita.
Il fattore umano fa la differenza: non potranno mai esserci case tutte uguali, non potranno mai esserci esigenze abitative uguali, le case patinate che siamo abituati a vedere sui Social, possono esserci d’ispirazione … ma viverci, o meglio abitarci, ci alienerebbe dalla nostra identità. Il processo di ascolto con il cliente è il primo passo per realizzare un progetto su misura.
Se desideri informazioni su come posso esserti d’auto, non esitare a contattarmi: il tuo benessere parte anche da casa tua!